Organismi cristiani chiedono maggiore giustizia fiscale

Appello al G20 in vista dell’High Level Tax Symposium di Venezia

06 luglio 2021

Un uomo vende palloncini nelle strade di Milano durante la pandemia (foto: Matteo Jorjoson/unsplash)

(ve/gc) - Alla vigilia dell’High-Level Tax Symposium del G20 in agenda il prossimo 9 luglio a Venezia, diversi organismi religiosi mondiali hanno scritto ai Ministri delle finanze dei 20 paesi più ricchi del mondo. “Non è mai stato più urgente e necessario riparare il nostro sistema fiscale globale”, si legge nell’appello sottoscritto dai segretari generali del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), della Comunione mondiale di chiese riformate (CMCR), della Federazione luterana mondiale (FLM), del Consiglio metodista mondiale e del Consiglio missionario mondiale, in rappresentanza di mezzo miliardo di cristiani in tutto il mondo. 

Superare le conseguenze del Covid-19

I firmatari dell’appello sottolineano l’importanza di misure forti di protezione sociale in tutti i paesi. Obiettivo: garantire che i poveri e i vulnerabili siano in grado di resistere alle conseguenze economiche e alle minacce per la salute dovute al Covid-19. “La pandemia ha rivelato, ancora una volta, l’importanza dell’accesso all’assistenza sanitaria essenziale e alla sicurezza del reddito di base per tutta la vita - si legge nella lettera -. Finora i Paesi ricchi hanno speso il 35,6% del loro PIL per rispondere all’emergenza sanitaria e sostenere l’occupazione e le imprese”. Al contrario, i paesi a basso reddito sono stati in grado di spendere solo un magro 6% del loro PIL per combattere la pandemia e stanno ancora lottando per proteggere le loro popolazioni dal contagio, osservano i firmatari della lettera.

Sì ad una tassa globale per le imprese

“Quale fonte maggiormente sostenibile di entrate, i sistemi fiscali hanno un ruolo fondamentale nel sostenere le iniziative del settore sociale e nel finanziare la ripresa dalla crisi - continua la lettera -. Riconosciamo i recenti sforzi della comunità internazionale a favore di una riforma fiscale, non ultima la proposta del G7 per un’imposta minima globale sulle imprese del 15%”.
Povertà globale, ingiustizia razziale, disuguaglianza sanitaria e cambiamento climatico sono radicati in secoli di sfruttamento coloniale ed estrazione di risorse, pertanto, agli occhi dei firmatari della lettera, serve un cambiamento sistemico. “La pandemia ci mostra che sono in gioco le vite e i mezzi di sussistenza delle persone, in un momento in cui anche la vita della terra è minacciata. Non solo la giustizia fiscale è al centro di qualsiasi piano di risanamento, ma è fondamentale per mitigare la crescente disuguaglianza e affrontare le sfide poste dal riscaldamento climatico in rapido aumento”.

Per il bene comune

Gli organismi cristiani firmatari dell’appello da tempo sostengono a livello nazionale e internazionale la necessità dell’introduzione di un’imposta progressiva sul patrimonio, di una tassa per le transazioni finanziarie, di una “carbon tax”, di imposte sulle plusvalenze e tasse sull’eredità, nonché di una effettiva lotta all’evasione fiscale. In questa linea il CEC, con i suoi partner, nel 2019 aveva presentato presso le Nazioni Unite la Campagna ecumenica per la giustizia fiscale denominata “Zacchaeus Project”, contro lo sfruttamento e l’ingiustizia, affinché i più abbienti esercitino la loro responsabilità nei confronti della comunità, a favore del bene comune. La lettera inviata ieri ai Ministri delle finanze del G20 fa pertanto esplicito riferimento allo “Zacchaeus Project”, e non solo: i segretari generali dei cinque organismi cristiani mondiali sono dell’avviso che chi ha guadagnato cifre da capogiro grazie alla pandemia, abbia anche la responsabilità di finanziare la ripresa a beneficio di tutti. “Preghiamo affinché il vostro incontro produca risultati che non lascino indietro nessuno e salvaguardino la nostra unica casa comune per le generazioni attuali e future”, concludono.

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